DIAMANTI DA INVESTIMENTO ACQUISTATI IN BANCA E RISARCIMENTO

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DIAMANTI DA INVESTIMENTO ACQUISTATI IN BANCA E RISARCIMENTO

Spesso e volentieri diamanti sono associati all’idea di investimento o di bene rifugio, ovvero un oggetto che ha un valore reale, acquista valore nel tempo o, quantomeno, non lo perde. L’acquisto di diamanti da investimento, anche se per alcuni aspetti può ricordare la compravendita di oro, differisce totalmente da essa poiché per l’acquisto di diamanti non vi è una legislazione specifica, a differenza dell’oro, per il quale sono state create leggi ad hoc.

Perché il diamante sia veramente un investimento deve però essere acquistato ad un prezzo corretto.
Questa lezione la stanno imparando a proprie spese i risparmiatori che hanno investito in diamanti, acquistandoli presso due aziende del settore (IDB, Intermarket Diamond Business, dichiarata fallita nel gennaio 2019 dal Tribunale di Milano e DPI, Diamond Private Investment) con l’intermediazione di cinque istituti bancari — Intesa Sanpaolo, Unicredit, Bpm Monte dei Paschi e Banca Aletti, scoprendo che il valore reale dei diamanti è ben più basso — addirittura un quarto, in alcuni casi — rispetto al prezzo pagato.

Per questo il Nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Milano ha eseguito nei giorni scorsi un decreto di sequestro preventivo, per un valore di 743 milioni di euro nei confronti delle cinque banche prima nominate, le due società e diverse persone fisiche nell’ambito di un’inchiesta nella quale si ipotizza il reato di truffa ai danni dei risparmiatori, attraverso la vendita delle pietre preziose tra il 2012 e il 2016.

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato aveva peraltro già pesantemente sanzionato i venditori e tre degli istituti bancari con i quali operavano per oltre 15 milioni di euro di sanzioni complessive (Unicredit e Banco BPM per IDB; Intesa Sanpaolo e Banca Monte dei Paschi di Siena per DPI).

Le società coinvolte Idb e Dpi, avrebbero venduto i diamanti come forma di investimento a prezzi che, secondo l’accusa, non erano quelli reali ma superiori (e di molto), determinando l’illiquidità dell’investimento che, al contrario era presentato di facile liquidazione. Le banche avrebbero presentato ai risparmiatori i diamanti come forma di investimento, diamanti che, inoltre non erano di proprietà delle banche stesse, ma delle due società coinvolte nell’inchiesta. Inoltre, le banche, con il loro operato, avrebbero contribuito a dare credibilità all’operazione di acquisto come investimento.

Se anche a voi avete acquistato questi diamanti contattate lo Studio che saprà fornirvi le informazioni necessarie per richiedere il risarcimento delle somme investite e valutare se agire nei confronti della Banca.
Chi, invece, avesse i lasciato i propri diamanti in deposito presso la società, Intermarket Diamond Business, dichiarata fallita dovrà anche presentare al Fallimento un’apposita istanza entro il termine (perentorio ed inderogabile) dell’8 marzo 2019.

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